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La battaglia più aspra
ovvero, sul giornalismo, la libertà, Sun-Tzu, e altre storie.

Autore:Stefano Zanero
Pubblicato sulla rivista "ZZAP!"

Complice il fatto che ormai mi sono rassegnato all'evidenza, e cioe' che la stupidità umana non ha davvero mai limite, non mi sono stupito più di tanto quando ho saputo (la notizia proviene dal Daily Mail, 15 Dicembre 1997) che in Inghilterra, paese che vanta la piu' antica carta delle libertà del mondo, un consiglio di zona ha chiuso un club di giochi di ruolo e di guerra, il Nene Valley Roleplay and Fantasy Wargame Society, posto presso un centro giovanile, il Moor Road Youth Centre di Rushden.

Chiunque segua attentamente la stampa italiana, e magari attraverso InterNet senta anche quello che succede all'estero, potrebbe chiedersi perchè io stia qui a commentare questo fatto, che può sembrare nulla più che "un altro" dei soliti attacchi di volta in volta rivolti alla televisione, piuttosto che ai videogiochi o ai giochi di ruolo. Chi non ricorda, ad esempio, le roventi polemiche suscitate pochi mesi fa da Carmageddon, un videogioco di guida in cui lo scopo principale era in realtà provocare una strage di pedoni ? Chi non ricorda lo scandalo del cartone animato giapponese che avrebbe "causato crisi epilettiche", quando in realtà le vittime appartenevano ad una sfortunata minoranza di persone ipersensibili ? E sul versante "giochi di ruolo", come non ricordare le campagne di stampa legate al suicidio di un giovane nel Veneto e alle accuse davvero incredibili mosse ai giochi di interpretazione dall'avvocato Giovanni Faraon ?

Simili campagne di disinformazione sono dettate in buona parte da pura e semplice ignoranza, ma anche (a pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca) dal desiderio di ogni giornale e di qualsiasi giornalista: quello di fare lo scoop, di colpire l'opinione pubblica, di scoprire e additare alla gente qualche scandalo. Un desiderio umanamente comprensibile, ma professionalmente ingiustificabile, se per ottenere tale risultato si deve gonfiare la realtà, tagliarla e colorirla a un punto tale da rasentare la menzogna.

Non mi è possibile, infatti, credere che si tratti di pura ignoranza, di quel timore di ciò che è sconosciuto o nuovo, di cui parlava Eco: "Temono ciò che non comprendono, e distruggono ciò che temono", in quanto sono passati molti anni dal 1974, anno di uscita del mit(olog)ico "Dungeons&Dragons". Allora, questo nuovo tipo di giochi, che richiedevano al giocatore una immedesimazione totale con la sua "pedina" e che sconvolgevano i canoni classici del gioco da "tavolo" introducendo la assoluta libertà d'azione, era sconosciuto ai più, ed erano comprensibili le reazioni di isterismo collettivo che portarono alla costituzione della associazione di genitori B.A.D.D.(Bothered About Dungeons&Dragons). Avete in mente COSA possa combinare una madre se è convinta che qualcuno o qualcosa mette in pericolo suo figlio - nevvero ? Ecco, appunto. Però, oggi, a 23 anni dalla comparsa di D&D, e con molti milioni di giocatori sparsi per il mondo, non mi sembra ci si possa appellare alla non conoscenza dell'argomento. Voglio dire, ammesso e non concesso che un giornalista o chi per esso fosse all'oscuro di tutto questo, gli basterebbe una rapida ricerca su internet per saperne di più. Quindi, dobbiamo purtroppo presumere una certa malizia in chi ancora ne sparla, e non sono pochi.

Ciò premesso, questo particolare caso mi inquieta più di tutti gli altri, proprio perchè NON ci sono stati nè il solito appello ai sentimenti materni, nè le solite scempiaggini giornalistiche riguardo a sette sataniche e plagi, nè tantomeno accuse di istigazioni al suicidio provenienti da madri disperate per la perdita di un figlio. Stavolta a parlare è un lucido ed efficiente burocrate del Northamptonshire (per la cronaca, il signor David Atkinson, nientemeno che "direttore dei servizi alla gioventù"), che alle incredule rimostranze del signor Nicholson, presidente dell'associazione, ha replicato, con un fair play mai visto: "Stiamo discutendo dell'opportunità di sponsorizzare certi passatempi che potrebbero ispirare comportamenti violenti, e abbiamo deciso che è meglio errare per troppa prudenza anzichè rischiare. Nel caso dei giochi di ruolo, sono sicuro che siano al 99% innocui, ma non ci vogliamo permettere quell'uno per cento."

Molto compassato, molto ragionevole, non e' vero ? Quasi suadente. E' qui il punto. Fino a quando l'attacco ai nostri passatempi veniva portato su un piano emotivo e verbalmente violento una risposta sarcastica o indignata, del tipo "ma figuriamoci, non c'è nulla di male, è pura e semplice fantasia" era tutto quello che ci era richiesto come difesa: l'attacco si spegneva da sè, come un'onda si infrange sugli scogli (quanto sono poetico..). Ora sembra che il tipo di attacco sia cambiato. Non più una carica frontale alla cosacca, ma un suggerimento da amici: non vi sembra di vedere Atkinson che sorride e vi dà una pacca sulle spalle mentre vi dice: "Mi spiace, ragazzi, non ho nulla contro i vostri giochi, ma vedete, non possiamo escludere che..."

Il maestro dell'arte della guerra, Sun Tzu, condensava questa tattica in due massime: "nascondi il pugnale dietro un sorriso", e "metti l'avversario a suo agio". Per questo mi fa piu' paura chi muove accuse velate e addolcisce la sua censura con un sorriso: perchè potremmo perdere la nostra libertà di scegliere come divertirci senza neppure accorgercene. L'attacco ha cambiato forma, e anche noi dobbiamo cambiare il nostro modo di difenderci. Dobbiamo prepararci a dimostrare con i fatti e con le parole l'innocuità assoluta dei nostri passatempi, a noi stessi prima che agli altri. Altrimenti la sottile convinzione che forse, in fondo, abbia ragione Atkinson, entrerà nella mentalità di tutti. E allora sarà davvero tardi.


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