GdR2: Archivio Documentale online

Sezione speciale sul caso di Spinea

Il demone del gioco

Un piccolo esempio di grande leggerezza giornalistica

Autore: Marco Donadoni
Pubblicato su "Agonistika News"

Poco tempo fa, in provincia di Venezia, viene trovato un ragazzo suicida, impiccato ad un albero. Pare fosse appassionato di giochi di ruolo. Forse era appassionato anche di basket, o di musica rock o di gelati. Questo non è stato approfondito. Di certo il legame col gioco ha fatto drizzare le orecchie anche alla magistratura, la quale tuttavia ha concluso che un nesso certo tra suicidio e gioco non è accertabile, tant'è che ha rifiutato il sequestro di qualsivoglia gioco. Ma questo non è importante. Un giornalista ha ripreso la notizia, poi due, poi tre. Se ne è parlato alla TV e alla radio. Nella maggior parte dei casi con una superficialità e ignoranza da far accapponare la pelle. Un esempio per tutti: Paolo Crepet, scrittore di numerosi saggio sul disagio infantile, docente di psichiatria adolescenziale, psichiatra e sociologo. Su "Grazia", Mondadori, numero 25 del 23 giugno scorso, pagina 23, sente il bisogno di dire la sua sull'argomento e comincia l'articolo con la descrizione di un gioco che non ha assolutamente nulla a che vedere con i giochi di ruolo. Come se qualcuno, in relazione alle stragi del sabato sera, parlasse delle auto spiegando che hanno gli sportelli, sono degli elettrodomestici, conservano i cibi freddi all'interno, ed ecco il collegamento con la rigidità e il gelo dei morti sulle strade. Crepet sostiene che un gioco di questi, "uno dei preferiti dai ragazzie le ragazze che frequentano le scuole americane (in generale?)"si chiama "La torre e il dragone". Tutti i ragazzi, anche i nostri, lo chiamano in originale Dungeons and Dragons, che volendo - essere pignoli - si traduce peraltro "sotterranei e draghi", le torri non c'entrano. Ma questo ovviamente non è importante. Un prodotto edito negli anni '70, creato da Gary Gygax e venduto da allora in tutto il mondo in decine di milioni di copie (ci giocano anche i ragazzini al momento dell'arrivo di E.T. nel film di Spielberg). Secondo Crepet "consiste nell'assegnarsi un personaggio nel quale ci si identifica, mentre gli altri devono tentare di smascherarlo per indurlo a svelare la propria identità per farlo il personaggio deve far finta di uccidersi. Viceversa questi, per difendere il proprio segreto, deve cercare di scoprire quello degli altri. Alla fine chi perde non può che scegliere la morte."

Di tutta questa descrizione si capisce solo un tripudio di morte data e subita. No, il gioco di ruolo non è affatto così (ammesso di capire poi come è il così dell'articolo). Con questa descrizione che non c'entra proprio nulla, come dire che il poker si gioca con cartelle e fagioli, estraendo i numeri delle carte. Spiace dirlo, ma il professor Crepet non ha idea di cosa sia quel gioco di ruolo di cui scrive. Però riesce a concludere, date le premesse, che "a volte questo gioco dura settimane e mesi e non infrequentemente termina con la messa in atto di quella tragica pantomima finale." Stando così le cose è ovvio che "nel 1987 negli USA è stato calcolato (da chi?) che oltre trenta suicidi e sessanta omicidi compiuti da adolescenti erano direttamente riconducibili a questo gioco (come?, in base a quali sentenze?) e ciò ha indotto le scuole americane (tutte, quali, quante, attraverso quale organo?) a proibirlo." Forse lo giocavano in classe. Dopo tutto ciò, per fortuna aggiunge che "sarebbe tuttavia riduttivo pensare che questi giochi siano la causa di queste morti", e parte poi con un piccolo saggio sul disagio giovanile, nel quale finalmente si spera scriva cose di cui conosce il senso. Peccato la premessa. Ma tanto, si sa, il gioco non è cosa importante;: ne può parlare chiunque, anche magari in collegamento con un suicidio.

Piccola nota finale: l'articolo, ma questa non è responsabilità dell'autore, è corredato dalla foto di un gioco di carte, che non è un gdr. Didascalia: il mazzo di carte con cui si imposta "un gioco di ruolo". Chissà perché le virgolette? Forse per tenere a distanza questo esecrabile gioco assassino.

Pubblicato su concessione dell'editore


Questa pagina è mantenuta da Stefano Zanero. GdR2.org è un dominio della Gilda dei Giocatori in Rete, ospitata da Geco Telematica